Città del Vaticano , domenica, 24. maggio, 2015 12:01 (ACI Stampa).
Dura da ormai da due settimane l’esodo dei profughi del Golfo del Bengala e nel mare delle Andamane, in 7 mila sospesi tra Malesia, Thailandia e Indonesia che hanno tutte inizialmente adottato la politica del respingimento in mare. “Un problema di traffico di esseri umani,” hanno sottolineato alcuni, e Papa Francesco – che della lotta al traffico di esseri umani ha fatto il centro della sua azione diplomatica – non poteva essere insensibile alla questione. La ricorda nell’Angelus di Pentecoste, nel giorno in cui lo Spirito soffia sulla Chiesa di Gerusalemme e la fa diventare – nelle parole del Santo Padre “universale, una e cattolica.”
Dice il Papa, aggiungendo frasi a braccio: "La Chiesa nasce universale, una e cattolica, con una identità precisa ma aperta, che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno. A nessuno la Madre Chiesa chiude la porta in faccia, a nessuno, nemmeno al più peccatore, e questo per la grazia dello Spirito Santo e la Chiesa spalanca le sue porte a tutti perché è madre. "
Dopo la Messa di Pentecoste, si riparte proprio da quella Chiesa in uscita che è rimasta per cinquanta giorni chiusa nel cenacolo. Una Chiesa in uscita di cui sono protagonisti anche i due nuovi beati proclamati ieri, Suor Irene, missionaria in Kenya, e Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo del Salvador, ucciso mentre celebrava la Messa. Papa Francesco li ricorda entrambi, dopo che si è cantato l’ultimo “Regina Coeli” dell’anno – dalla prossima settimana, finito il tempo di Pasqua, si tornerà all’Angelus.
Dice il Papa che l’arcivescovo Romero è stato “zelante pastore”, che “sull’esempio di Gesù, ha scelto di essere in mezzo al suo popolo, specialmente ai poveri e agli oppressi, anche a costo della vita.” Mentre suor Irene Stefani, italiana, delle Missionarie della Consolata, “ha servito la popolazione keniota con gioia, misericordia e tenera compassione." Papa Francesco spera che "l’esempio eroico di questi Beati susciti in ciascuno di noi il vivo desiderio di testimoniare il Vangelo con coraggio e abnegazione.”
C’è anche, nelle parole del Papa, la "preoccupazione viva" e "dolore nel cuore" per “le vicende dei numerosi profughi nel Golfo del Bengala e nel mare di Andamane. Esprimo apprezzamento per gli sforzi compiuti da quei Paesi che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere queste persone che stanno affrontando gravi sofferenze e pericoli. Incoraggio la Comunità internazionale a fornire loro l’assistenza umanitaria.”