Istanbul , domenica, 12. giugno, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Istanbul ha un nuovo vicario apostolico, padre Ruben Tierrablanca, e nella Messa di ordinazione episcopale - celebrata l'11 giugno - il Cardinal Leonardo Sandri passa in rassegna l’impegno che aspetta “il piccolo gregge” della Chiesa in Turchia: l’impegno per la pace, l’impegno per l’ecumenismo, l’impegno per il dialogo.
Per la Chiesa di Turchia, è un momento importante, il segno di un cambio generazionale. Vice del Vicario di Istanbul per anni, messicano, padre Ruben Tierrablanca prende il governo del vicariato di Istanbul in un momento delicato: la città è sempre più meta di profughi e rifugiati, e due attentati negli ultimi tempi hanno fatto paventare ad un conflitto nascosto pronto a scoppiare. Tra coloro che lo consacrano, il vescovo Bizzeti, vicario d’Anatolia, anche lui una figura nuova nella Chiesa in Turchia. Mentre il nunzio Russel, arrivato direttamente da Taiwan, è a Boston, anche lui a ricevere la consacrazione episcopale in vista del nuovo incarico.
Gli occhi della Chiesa sono tutti sulla Turchia, per vari motivi: per i rinnovati rapporti dipomatici, proprio alla vigilia del viaggio del Santo Padre in Armenia; per l’aiuto che viene dato a profughi e rifugiati, nonostante le grandi difficoltà; perché la Turchia, la Chiesa di Turchia, rappresenta l’avamposto del dialogo ecumenico: ad Istanbul c’è il Phanar, la sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Non manca, nell’omelia del Cardinal Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, un accenno al patriarcato e una preghiera per il Grande e Santo Concilio Pan Ortodosso.
Ma il leit motiv dell’omelia è prima di tutto la parola pace, quel “Pace a voi” che Gesù dice agli apostoli riuniti nel cenacolo. “Siamo consapevoli – dice il Cardinal Sandri - di quanta pace hanno bisogno il cuore dell’uomo e le Nazioni del mondo, con particolare pensiero a quanti, ai confini della Turchia, soffrono violenza e guerra da anni, come i nostri fratelli di Siria e di Iraq”.
Il Cardinal Sandri ricorda quanti “costretti alla fuga o all’esilio, sono accolti in questo Paese, ed alcuni anche qui a Istanbul” ed esprime gratitudine “a tutti coloro che, a livello istituzionale o personale, si adoperano per alleviare la loro condizione di dolore.”