Città del Vaticano , lunedì, 11. luglio, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Due giornalisti provenienti da esperienze diverse, ognuno con le sue peculiarità. Così Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria della Comunicazione, ha presentato Greg Burke, nuovo direttore della Sala Stampa Vaticana, e la sua vice Paloma Garcia Ovejero, dopo aver ringraziato padre Federico Lombardi per i dieci anni di servizio in Sala Stampa.
Nel suo discorso, monsignor Viganò ha sottolineato che “ognuno di voi colleghi ha particolari qualità” e ha messo in luce che “le nuove nomine sono anche l’occasione di discutere eventualmente di alcuni aspetti, che saranno poi compresi a fondo”. Forse si riferisce anche a un modo nuovo di gestire la Sala Stampa vaticana, dato che ora – come ha ricordato lo stesso prefetto della Comunicazione – “è uno dei cinque dipartimenti di cui è composta la Segreteria per la Comunicazione”. E magari il nuovo vicedirettore sarà più alleggerito dagli incarichi di gestione del personale, e più portato invece alla relazione con i giornalisti.
Ci sono ancora diversi passaggi da fare, nella riforma della comunicazione vaticana. Ma le nomine di oggi, per monsignor Viganò, rappresentano anche l’occasione di ringraziare padre Federico Lombardi, che proprio l’11 luglio del 2006 veniva nominato direttore della Sala Stampa vaticana. Termina così il secondo mandato quinquennale, finendo il servizio come “portavoce del Papa” il 31 luglio, con la conferenza stampa di Papa Francesco di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù.
Il tempo di padre Lombardi in Sala Stampa – ha raccontato il prefetto della Segreteria della Comunicazione – è stato “molto lungo” ed ha “segnato dei momenti importanti nella storia della Chiesa” come “la rinuncia di Benedetto XVI o l’incontro presso l’aeroporto de La Habana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill”.
Quale è la lezione che lascia padre Federico Lombardi ai suoi successori? Monsignor Viganò individua due aspetti. Il primo, “la visione ecclesiale delle vicende”, ovvero “una visione di Chiesa ampia,” consapevole che “le differenze non sono luoghi di inimicizia, ma luoghi di arricchimento”.