Trieste , venerdì, 24. febbraio, 2017 14:00 (ACI Stampa).
E se ci fosse un preciso esperimento di genetica sociale dietro i nuovi flussi migratori? E se ci fosse un collegamento netto, eppure mai sottolineato, tra le politiche anti-nataliste e le ondate migratorie che stanno cambiando il volto del mondo? Se lo chiede l’Osservatorio Van Thuan, nell’VIII Rapporto sulla Dottrina Sociale nel Mondo.
Il quaderno è dedicato a “Il caos delle migrazioni. Le migrazioni nel caos”, e rappresenta un punto di vista da considerare attentamente. Prima di tutto perché si fonda su dati concreti, con uno studio di documenti, articoli e situazioni molto ampio. Poi, perché lo fa dalla prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa. Non si può dunque accusare il Rapporto di rappresentare una posizione esterna alla Chiesa.
Il vescovo Giampaolo Crepaldi, presidente dell’Osservatorio Van Thuan, chiarisce subito che “esiste il diritto ad emigrare”, ma c’è “anche, forse prima, il diritto a non emigrare”. Mette in luce che l’emigrazione “non deve essere forzata, costretta o addirittura pianificata”. E aggiunge che “se esiste un diritto ad emigrare, non esiste però un diritto assoluto ad immigrare, ossia ad entrare in ogni caso in un altro Paese.
Come affrontare l’empasse? Con “realismo cristiano” – risponde il vescovo Crepaldi – che significa “da un lato non chiudersi a chiave davanti a questi fenomeni epocali, dall’altro non cedere alla retorica superficiale”.
Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio, ci tiene a sfatare alcuni miti. Per esempio, che l’immigrazione porta benefici economici. “Il costo dell’accoglienza di un immigrato – dice – è superiore al beneficio economico che egli può dare al Paese che lo accoglie”. In più, “non è vero il luogo comune che gli immigrati garantiscono il pagamento del sistema pensionistico in un Paese, come l’Italia per esempio, in cui la fascia della popolazione lavorativa si assottiglia rispetto a quella a riposo”. Né è vero che possono aiutare a risolvere il problema delle “culle vuote”, perché “un immigrato non sostituisce un mancato neonato”.