Parigi , mercoledì, 3. febbraio, 2016 11:30 (ACI Stampa).
Lo aveva chiesto, in tempi non sospetti, la Pontificia Accademia della Vita: non si deve fare commercio di donne e figli. A questa conclusione sono arrivate anche una serie di sigle, che alle 19.30 di ieri, al termine di tre ore di interventi e riflessioni nella sede dell’Assemblea Nazionale Francese, hanno firmato una petizione che non lascia scampo alle interpretazioni: si chiede di rendere fuorilegge a livello internazionale la pratica dell’utero in affitto.
Perché la maternità surrogata – si legge nel documento – è la “messa a disposizione del corpo delle donne per far nascere bambini che saranno consegnati ai loro committenti”. Una pratica “realizzata da imprese che si occupano di riproduzione umana, in un sistema organizzato di produzione” che ha bisogno “di donne come mezzi di produzione in modo che la gravidanza e il parto diventino delle procedure funzionali, dotate di un valore d’uso e di un valore di scambio, e si iscrivano nella cornice della globalizzazione dei mercati che hanno per oggetto il corpo umano”.
Si tratta, in pratica, di uno sfruttamento del corpo delle donne, cui “certe donne acconsentono sotto pressioni multiple: i rapporti di dominazione famigliari, sessisti, economici e geopolitici”. Non solo: “la maternità surrogata – denunciano le femministe – fa del bambino un prodotto con valore di scambio, in modo che la distinzione tra persona viene annullata. Il rispetto del corpo umano e l’uguaglianza tra donne e uomini devono prevalere sugli interessi particolari”.
Per questo, non basta una maggiore regolamentazione. Occorre proprio “abolire questa pratia a livello internazionale, in particolare promuovendo la redazione, l’adozione e l’efficace messa in pratica di una convenzione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata”.
Il dibattito all’assemblea generale ha toccato molti temi. Il tema dell’India, ad esempio, ha molto colpito i delegati all’incontro. E fortunatamente le autorità indiane hanno avviato una serie di misure per limitare e regolamentare la maternità surrogata. E in Thailandia – ha raccontato Sylviane Agacinski - migliaia di donne sono diventate il bersaglio di un “sistema di produzione biotecnologica dei bambini”.