Al termine dell’incontro il Luogotenente ha consegnato al Papa una busta e la medaglia del Pellegrinaggio di Lourdes. Il Papa ha regalato un medaglione di bronzo che rappresenta un ramo di ulivo, e – come ha fatto lo scorso anno – una copia dell’Evangelii Gaudium, della Laudato Si e dell’Amoris Laetitia.
Poi, e anche questo è un dato di continuità con l’udienza dello scorso anno, il Papa ha invitato tutti a pregare insieme la Madonna. La discontinuità è data dalla scelta del Luogotenente di non andare in alta uniforme: scelta di umiltà e penitenza di fronte a un Papa che ha chiesto la riforma oppure segnale preciso del tipo di riforma verso cui si sta andando?
Nel corso dell’udienza, il Luogotenente ha illustrato i principali progetti dell’Ordine di Malta nel mondo. Si tratta di una organizzazione che ha 120 mila volontari e operatori e 2 mila progetti in 120 Paesi del mondo. con iniziative che coprono le interessate dalle più gravi crisi umanitarie come i Paesi confinanti la Siria, tra cui il Libano e la Turchia, ai Paesi africani martoriati da conflitti e carestie, come il Sud-Sudan, fino ai paesi di transito e approdo dei migranti tra cui l’Italia e la Germania.
Fra’ Dalla Torre ha anche presentato le attività diplomatiche, e la partecipazione a numerosi summit come il Forum Globale sulla Migrazione e lo Sviluppo, che si apre a Berlino la prossima settimana.
Il tema della riforma era comunque importante, ed era stato enfatizzato già nella lettera che il Papa aveva mandato all’Ordine alla vigilia del Consiglio Compito di Stato chiamato ad eleggere il successore di Fra’ Festing. Nella lettera, chi sarebbe stato eletto nuovo superiore dell’Ordine era chiamato a “mettere in atto le iniziative più opportune per studiare e proporre le riforme necessarie, che eventualmente saranno valutate da un Capitolo Generale straordinario”.
Proprio nelle parole della lettera del Papa si può leggere la volontà del Pontefice di operare un cambiamento del Sovrano Militare Ordine di Malta. Uno dei principali obiettivi delle riforme è indicato in una maggiore vita spirituale. Dovrebbe essere anche letta in questo senso la rinuncia alla divisa militare per la visita del Papa, in segno di umiltà. Non è una chiusura alla tradizione, anzi. Domani, per la celebrazione di San Giovanni, patrono dell'Ordine, le divise militari saranno utilizzate, come vuole la storia.
Di certo, come è spiegato il Luogotenente al Papa, il processo di riforma di una istituzione con 900 anni di storia è lungo e complesso: alcune tradizioni possono essere lasciate cadere, ma altre hanno un senso e una storia. E tra le idee di riforma, c'è chi ha voluto far filtrare l'idea di far cadere le limitazioni all’elezione del Gran Maestro, dal suo essere cavaliere professo (ovvero con i tre voti di castità e obbedienza) al fatto che questi debba avere quattro quarti di nobiltà. Per ora, solo 55 membri su 13 mila dell’Ordine hanno questi requisiti.
L’Ordine di Malta è composto di tre ceti. Il primo è costituito dai cavalieri di giustizia, detti anche professi, e i cappellani conventuali professi che devono emettere la professione dei voti di povertà castità e obbedienza, e che sono religiosi a tutti gli effetti. Il secondo ceto è quello di obbedienza. Gli appartenenti al secondo ceto si obbligano ad una vita di perfezione cristiana, secondo il proprio Stato, nello spirito dell’ordine e nell’ambito delle sue opere. Infine, il “terzo ceto” costituito da membri laici che non emettono voti religiosa, né promessa.
Solo il primo dei ceti - cui deve fare parte il Gran Maestro - è soggetto alle norme di Diritto Canonico, e risponde alla Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle società di Vita Apostolica.
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