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L'enciclica sull'ecologia ancora non c'è, ma il dibattito si accende

Santa Croce | pontificia Università Santa Croce, conferenza su New Climate Change, Roma, 20 maggio 2015 | Gianni Proietti / Pontificia Università Santa Croce Santa Croce | pontificia Università Santa Croce, conferenza su New Climate Change, Roma, 20 maggio 2015 | Gianni Proietti / Pontificia Università Santa Croce

Secondo alcuni, l’enciclica sull’ecologia è all’esame della Segreteria di Stato, secondo altri è già alle traduzioni, e secondo padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, sarà pubblicata per il prossimo giugno. Le attese cresciute intorno a questa enciclica sono però moltissime, e una conferenza ospitata il 20 maggio dalla Pontificia Università della Santa Croce su “The New Climate Economy. How Economic Growth and Sustainability Can Go Hand in Hand”, lo sta a dimostrare: esponenti delle Nazioni Unite, di grandi industrie multinazionali, di società di consulenza, espoenenti del governo d'Olanda, in dialogo con il Cardinal Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e con il Cardinal Wuerl, arcivescovo di Washington, per mostrare come cura dell’ambiente e crescita economica possono andare di pari passo.

L’evento è stato realizzato in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il “World Resource Institute”, “The New Climate Economy” e l’Ambasciata dei Paesi Bassi presso la Santa Sede.” Il dibattito apparentemente mostra il timore sotteso che dell’enciclica dell’ecologia si possano appropriare i gruppi ambientalisti, per vocazione difensori dei poveri, e che le stesse parole del Papa possano essere usate come un attacco alla produzione e alla crescita economica. Dall’altra parte c’è lo stesso timore, ovvero che l’enciclica possa essere utilizzata per difendere alcuni tipi di produttività indiscriminata. Ma saggiamente la Santa Sede non sta né dall’una né dall’altra parte. Piuttosto, cerca una sintesi.

La sintesi viene fornita dal Cardinal Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il quale parla di tre principi fondamentali: buoni beni, buon lavoro, e buon benessere. Tutti e tre i principi – spiega – si declinano nella solidarietà e nella sussidiarietà, sono a favore dei poveri. Il Cardinal Turkson riprende l’economia dello sviluppo di Amartya Sen, già citata nella Caritas in Veritate, che alcuni contrappongono all’economia dello sviluppo di Jeffrey Sachs, considerato uno dei consulenti della prossima enciclica. Afferma il Cardinal Turkson: “Come ha detto Amartya Sen, e anche altri, raggiungere la libertà, la crescita e la cura per l’ambiente necessita di processi di dialogo pubblico, che includono, ma trascendono le decisioni democratiche. Questo è perché le discussioni ambientali a livello internazionale, nazionale e persino locale sono fondamentali per promuovere la crescita. La Chiesa, con la sua presenza ovunque e la sua esperienza in umanità è preparata per accompagnare e facilitare il dialogo, e contribuirvi.”

Il modello presentato dal Cardinale è quello del network internazionale, come conferma lo stesso presidente di Giustizia e Pace parlando informalmente durante un coffee break. Un modello che si sta sperimentando con la Rete Ecclesiale Pan Amazzonica, che ha tra i promotori il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e Caritas Internationalis. Ma – confida il cardinale – l’impostazione dell’enciclica si baserà sull’ecologia umana, un tema che Papa Francesco ha da sempre voluto come centrale, sin dalla prima bozza che il Pontificio Consiglio presentò al Papa ad agosto 2014.

Dall’altro canto, c’è il Cardinal Wuerl, arcivescovo di Washington. Proveniente da un episcopato battagliero e molto sensibile sui grandi temi come quello americano (che negli anni Ottanta emise un grande documento sul nucleare), il Cardinal Wuerl ci tiene a sottolineare come l’approccio ecologico preso da Papa Francesco sia in perfetta continuità con i magisteri precedenti, dalla Pacem in Terris di Giovanni XXIII alla Caritas in Veritate di Benedetto XVI, passando per la Populorum Progressio del Beato Paolo VI.

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Spiega il Cardinal Wuerl che “il nostro Santo Padre cita il Papa emerito Benedetto XVI, che ci ha chiamato al compito di apprezzare la logica della creazione e quello che significa vedere il legame tra il dominio della creazione svolto con cura, il riconoscimento della profonda dignità di ogni essere umano, il fiorire della creazione e dell’individuo come intimamente legati insieme.” E ora – aggiunge l’arcivescovo di Washington – “Papa Francesco ci guida a guardare con attenzione i segni dei tempi, verso la nuova consapevolezza che la famiglia umana è chiamata a una maggiore solidarietà sui temi dell’ambiente.”

Ma ecologia umana significa anche rispetto dell’essere umano dal concepimento fino alla morte naturale. Mentre Felipe Calderon, presidente emerito del Messico e ora Direttore della Commissione Globale sull’Economia e il Clima, parla degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, si dovrebbe ricordare che proprio alle Nazioni Unite i diritti di salute sessuale e riproduttiva (un eufemismo per definire l’aborto) sono recentemente entrati tra gli indicatori ONU di sviluppo economico.

Parlare di sviluppo ed ecologia, insomma, non riguarda la mera crescita economica, ma anche un problema morale a tutto tondo, di cui la Santa Sede non può non tenere conto.

Lo fa il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, in un messaggio inviato alla conferenza, sottolinea che “quando il futuro del pianeta è in gioco, non ci sono frontiere politiche, barriere o muri dietro i quali ci possiamo nascondere per proteggerci dagli effetti della degradazione ambientale e sociale Non c’è spazio per la globalizzazione dell’indifferenza, l’economia dell’esclusione o la cultura della scarto così spesso denunciata da Papa Francesco.”

E riprende quello che ha detto all’ONU lo scorso 23 settembre, quando il Segretario di Stato, in una sorta di tour alle Nazioni Unite di New York, stabilì i modelli della sua linea diplomatica, di cui uno, fondamentale, era il diritto di proteggere,  e l’altro era la responsabilità comune nei riguardi della famiglia umana.

Una responsabilità comune cui richiama sempre la Santa Sede nei consessi internazionali, forte della sua posizione diplomatica terza, e cui sono chiamati anche gli esponenti delle grandi multinazionali che hanno partecipato alla conferenza: Unillever, HSBC, McKinsey possono fare la loro scelta se partecipare a un modello di sviluppo di umanesimo integrale (quello della dottrina sociale della Chiesa) oppure chiudersi semplicemente nella ricerca di un equilibrio tra la necessità di essere ecologici e la necessità di produrre benessere e crescita economica. Sarà questo il salto di qualità che sarà loro richiesto dall’enciclica di Papa Francesco.

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