Città del Vaticano , martedì, 31. gennaio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Ha avuto una menzione nell’enciclica Caritas In Veritate, ed è alla base di molti progetti imprenditoriali nel mondo. Ma quando Chiara Lubich pensò l’economia di comunione in Brasile, 25 anni fa, si trattava di una scommessa. Una scommessa che festeggia i 25 anni di vita con un incontro con Papa Francesco, il prossimo 4 febbraio.
Era il maggio 1991, e Chiara Lubich arrivò in un Brasile in crisi economica, pieno di disuguaglianze sociali, con l’indice annuale di inflazione che arriva al 500 per cento. Ne è colpita. Riporta sul suo diario le parole del cardinale Evaristo Arns, che descrive la cintura di poveri che circonda San Paolo come “la corona di spina”, ricorda che San Paolo era un piccolo villaggio nemmeno 90 anni prima e che è diventata “una foresta di grattacieli”.
Sono queste riflessioni che la portano a maturare l’idea dell’economia di comunione. La lancia davanti a 650 tra imprenditori, lavoratori e giovani nella cittadella Ginetta, il 29 maggio 1991. L’idea è semplice: gli utili delle industrie vanno divisi in tre parti, per i poveri e per offrire lavoro, per sviluppare l’azienda e formare uomini nuovi, e per finanziare la crescita del progetto di Economia di comunione.
Tre poli che vengono riassunti così: aiutare le persone in difficoltà, creando nuovi posti di lavoro e sovvenendo ai bisogni di prima necessità, iniziando da quanti condividono lo spirito che anima il progetto; diffondere la "cultura del dare", senza la quale non è possibile realizzare un'Economia di Comunione; sviluppare l'impresa.
Da quell’idea, è nata una rete di aziende che è andata crescendo, anche se molto lentamente. Nel 2003, erano 800 le aziende di economia di comunione in tutto il mondo, mentre a fine 2012 c’erano 861 aziende. Tra queste, 130 si dicono “simpatizzanti”, non proprio parte del progetto. I poli produttivi, espressione tipica dell’Economia di Comunione, sono parte integrante delle cittadelle del Movimento dei Focolari, e sono attualmente sei: due in Brasile, e poi una in Italia, Argentina, Croazia e Portogallo.