Helsinki , mercoledì, 15. luglio, 2015 14:58 (ACI Stampa).
Quaranta anni dopo la dichiarazione di Helsinki che ha dato vita all’OSCE (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa), la Santa Sede sottolinea l’importanza di quella risoluzione, che – nelle parole di monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati – “non aveva solo il mero obiettivo di una pace astratta, ma piuttosto quello di una strategia di pace.”
Una strategia, aggiunge, “fondata sulla sicurezza tra le nazioni, inspirata al rispetto della dignità umana in tutte le sue dimensioni e garantita da genuina cooperazione e solidarietà sociale.”
Camilleri parla dal Meeting Informale di Alto Livello che si è tenuto lo scorso 10 luglio. E le sue parole ripercorrono gli eventi di quegli anni, i lunghi negoziati che portarono alla firma della dichiarazione di Helsinki. Una dichiarazione cui la Santa Sede contribuì, inserendo – ad opera dell’allora mons. Achille Silvestrini, che era omologo di Camilleri per ruolo – il tema della libertà religiosa nei discorsi.
“Nel corso dei lunghi negoziati che hanno portato alla firma della Dichiarazione – afferma Camilleri – la Santa Sede ha insistito che una coesistenza ordinata degli Stati, il rispetto dei confini, il bando dell’uso della forza, la necessità di accordi sulle armi e la pacifica risoluzione dei conflitti non potevano essere superati dalla protezione della centralità della vita umana e dei suoi diritti.”
Non solo, “una cooperazione fondata sulla solidarietà e sussisidiarietà non può esser separata da un autentico rispetto per l’ambiente umano e naturale.” Un qualcosa che va oltre gli obblighi – afferma il “viceministro degli Esteri vaticano” - e guarda piuttosto al tipo di giustizia previsto nell’atto finale.