Pammukkale , venerdì, 2. dicembre, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Quando a novembre del 2011 il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ha visitato gli scavi di Hierapolis in Turchia e con la tomba che sarebbe di san Filippo Apostolo nel complesso di un grande santuario bizantino, non si poteva immaginare che cinque anni dopo la Università del Salento che curava lo scavo gli avrebbe conferito la laurea Honoris Causa in archeologia.
Eppure è stato proprio grazie al rapporto tra il direttore della missione, il professore Francesco D’Andria, che terrà la laudatio, e il Patriarca che questa mattina si apre l’agenda leccese i Bartolomeo.
Nel luogo dove la missione italiana lavora da anni, in Frigia, la devozione all’ Apostolo Filippo ha origini antichissime e non è mai venuta meno anche dopo che le reliquie furono trasportate prima a Costantinopoli e poi a Roma. Oggi sono nella Chiesa dei Santi Apostoli, a pochi passi da Piazza Venezia. E da qualche mese è iniziata una ricognizione per capire se ci sono relazioni tra quelle reliquie e la tomba di Hierapolis.
Filippo fu martirizzato nel cuore dell’ Anatolia e il suo culto iniziò. “Filippo, uno dei dodici apostoli... si è addormentato a Hierapolis “. Era il 190 e il vescovo di Efeso, Policrate, lo scriveva al vescovo di Roma Vittore. Inizia così il culto dei padri e la passione degli archeologi dei nostri tempi. Nel 1957 inizi la missione italiana guidata da Paolo Verzone, docente di ingegneria del Politecnico di Torino, si scopre l’edificio bizantino che custodisce il luogo del martirio, ma la tomba non c’è. Bisogna aspettare il 2001 per riprendere le indagini e si scopre una grande strada processionale che portava i pellegrini, attraverso la città, sino alla collina del santo. C’è anche un bagno pubblico, quasi un hamman per la purificazione. Questa è la regione delle grandi sorgenti termali che ogni anno attirano più di un milione e mezzo di turisti. Luogo legato al culto della “salute ritrovata” insomma fin dai tempi pagani e dei tempi di Esculapio e di Apollo. Ma sulla collina c’è qualcosa di più. Da un grande cumulo di pietre e di marmi lavorati emerge la parte superiore del frontone in travertino di una tomba romana. Si decide di andare oltre e si arriva ad una una grande basilica a tre navate. La tomba è al cento della navata centrale.
E’ decorata con ricchezza, intorno una scala come per poter meglio venerarla, davanti delle vasche come se l’acqua che scorre vicino a questa sepoltura fosse miracolosa. Un po’ come a Lourdes. Che sia questa la Tomba dell’Apostolo? L’immagine combacia con un sigillo antico conservato negli Usa a Richmond che mostra gli edifici di Hierapolis fino ad ora non molto chiaramente. Ma adesso tutto cambia. E si scoprono anche le tombe di pellegrini che fino al XIII secolo, anche in assenza delle reliquie forse, continuano a onorare il santo e chiedere miracoli. Uno di loro arriva dai Pirenei, è passato per Roma e ed è venuto a sciogliere chissà quale voto a Hierapolis. Nella sua tomba, a fianco a quella di Filippo, ci sono le medagliette che provano il suo pellegrinare.