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La Georgia aspetta il Papa. Tra problemi e speranze

Padre Akaki Chelidze | Padre Akaki Chelidze, Cancelliere dell’Amministrazione Apostolica del Caucaso per il rito latino

 | dal profilo Facebook di Akaki Chelidze Padre Akaki Chelidze | Padre Akaki Chelidze, Cancelliere dell’Amministrazione Apostolica del Caucaso per il rito latino | dal profilo Facebook di Akaki Chelidze

Cosa è cambiato in Georgia dai tempi della visita di San Giovanni Paolo II? Moltissimo in termini politici.. Ma pochissimo in termini ecclesiali, perché la Chiesa ortodossa considera tutte le altre confessioni cristiane come suoi rivali. Lo racconta ad ACI Stampa Padre Akaki Chelidze, Cancelliere dell’Amministrazione Apostolica del Caucaso per il rito latino

“Dai tempi della visita di San Giovanni Paolo II – racconta padre Chelidze – molto è cambiato in termini politici. Non c’è più il Paese di Shevardnadze, un Paese ex sovietico, stagnante, malato di corruzione e rassegnazione. Nove anni di governo Saakashvili, con tutti i suoi limiti (inclusa la guerra con la Russia), ha dimostrato che una società diversa è possibile. Ma i cambiamenti a livello sociale hanno toccato poco o niente la vita ecclesiale”.

A questo proposito, padre Chelidze nota la posizione della Chiesa ortodossa georgiana. “La Chiesa ortodossa – dice – si è sempre ritenuta il collante essenziale della nazione, e ciò la porta a considerare tutti gli altri come suoi rivali, o persino ostacoli per l’unità della nazione. La Chiesa ortodossa georgiana è legata moltissimo (e in maniera assurda) alla forma russa dell'anticattolicesimo”.

Un atteggiamento che si è alimentato nel corso di questi anni. Per questo – sottolinea padre Chelidze – “il viaggio del Papa sarà ecumenico, ma non nel senso che viene generalmente attribuito all’ecumenismo. Il Papa forse non avrà l’accoglienza calorosa che ha trovato invece in Armenia, perché la parola ‘ecumenismo’ non si può nemmeno pronunciare per una certa mentalità ortodossa”.

E per questo “non sarà possibile nessuna forma di preghiera comune, e d’altronde non ce n’è stata una nemmeno nel 1999”. Resta soprattutto positivo “il fatto che il patriarcato abbia detto che il Papa sarà accolto nel modo migliore possibile”, ed è anche positivo il fatto che “le persone, anche i non cattolici, si dicono felici della visita. Noi cattolici crediamo che il Signore farà le cose per bene, anche se questi tempi non hanno portato tante novità”.

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La visita del Papa – afferma padre Chelidze – riguarderà “più l’incontro con la Chiesa cattolica locale, la pastorale e l’aspetto caritativo, e infatti il Papa incontrerà i consigli pastorali e gli operatori e i beneficiari delle opere caritative della Chiesa”.

Un tema centrale della visita “sarà sicuramente la pace, data la particolarità della regione caucasica, e per il fatto che il Papa proseguirà il suo viaggio in Azerbaigian”.

Ma padre Chelidze ha anche la sensazione che “la gente georgiana si aspetta anche un incoraggiamento a fronte delle difficoltà politiche ed economiche-sociali che il Paese sta vivendo, incluso il bisogno che sente di essere sostenuta riguardo l’integrità territoriale”. Soprattutto, c’è ancora da risolvere il problema dei profughi e dei territori occupati dopo la guerra del 2008.

Di certo, è un vaggio che alla comunità cattolica dà molta speranza. “Ci farà bene – dice padre Chelidze – ascoltare le parole del Papa sull’ut unum sint, ovvero la comunione tra i diversi riti cattolici presenti e con le altre confessioni cristiane. E ci farà anche bene sentirci sostenuti nelle difficoltà della pastorale quotidiana”.

“Essere una piccola Chiesa di minoranza ed essere Chiesa di periferia richiede tanto coraggio, ma anche tanto sostegno da parte delle altre Chiese locali, e il Papa le rappresenta tutte. E sono convinto che il Papa sarà contento di vedere la freschezza e l’entusiasmo che la Chiesa georgiana sa esprimere, nonostante la sua povertà e fragilità”, conclude padre Chelidze.