“Benedetto- scrive Konno- non intendeva assoggettarsi alla moda e limitarsi a governare con diligenza. Voleva decidere che cosa andava cambiato e che cosa no, sempre a partire dalla posizione della Chiesa e indipendentemente dallo spirito dei tempi. Non si era affatto votato del tutto all'antimodernismo. Semplicemente intendeva preservare gli elementi che riteneva necessari per la Chiesa, a prescindere dal fatto che fossero moderni o premoderni. Ha eliminato la tiara papale dallo stemma pontificio, ha rinunciato al titolo di "patriarca d'Occidente", si è confrontato con passione con i problemi ambientali.”
É interessante vedere come da Oriente le vicende della Chiesa in Europa siano più chiare e semplici.
Il post- Concilio visto dal Giappone diventa meno bipolare, senza una divisione estremizzata tra “progressisti” e “conservatori” , ma piuttosto con una serie di sfumature legate più alla necessità di combattere per l’ Europa cristiana in un periodo in cui alcuni volevano che i valori fossero decisi dallo “spirito del tempo”.
Konno sa mettere in evidenza le fasi di transizione del teologo che da giovane “progressista” al Concilio veniva considerato dai suoi detrattori come un uomo spaventato dalla modernità, paladino di una Chiesa arroccata. Al contrario la sua reazione alla “demoscopia” era la strada per permettere alla Chiesa di essere davvero libera di essere se stessa, di essere al di sopra dello spirito del mondo e di ricordare alla Chiesa europea che esistono realtà diverse da quelle Occidentali.
Kenno riporta molti degli scritti di Ratzinger per raccontare come la difesa della Chiesa sia stata per il teologo divenuto Papa sempre il senso del suo operato.
La difesa dell’ Europa cristiana contro lo scientismo, la lotta contro l’individualismo sfrenato non sono scelte “conservatrici” quanto un modo per riportare la Chiesa al ruolo che le appartiene nella società e nella storia.
“ Se si guarda alla posizione di dominio dei valori moderni- scrive Kenno- la Chiesa cattolica è una minoranza oppressa mentre i suoi critici appartengono alla maggioranza.” Da qui l’autore spiega anche alcuni reazioni “autoritarie” di Papa Benedetto.
In questo senso è interessante la visione che Kenno ha della Chiesa cattolica romana come di un “Oriente in Occidente”, in balia delle onde dei valori moderni, con una voglia da parte di alcuni di acquisire i valori mondani che la renderebbero certo più “popolare” , ma meno autentica.
Non solo, storicamente il cattolicesimo è fonte dei valori occidentali ma è anche “la religione dell’antica area del Mediterraneo, rimane attaccato all’immagine che si aveva a quel tempo della società e della famiglia e ai corrispondenti concetti morali. Nei duemila anni della sua esistenza, nella Chiesa hanno gradatamente preso forma numerose usanze, rituali e istituzioni, che sono irrinunciabili per la pietà popolare attuale. È dunque piuttosto inevitabile che il cristianesimo – e proprio le Chiese antiche, sia quella cattolica romana sia quella ortodossa – non possa sempre corrispondere ai dettami dei valori moderni, costantemente attualizzati.”
Il testo del professore giapponese offre delle prospettive di studio del tutto nuove rispetto a molti degli stereotipi, anche rispetto alle immagini che Kenno da di Joseph Ratzinger, il “bambino prodigio” del Concilio, il “panzerkardinal” avversato dagli anti romani, e il liberatore dal complesso di inferiorità della cultura europea dinanzi al multiculturalismo.
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