Gawribidanur , martedì, 29. marzo, 2016 16:30 (ACI Stampa).
In India ne sono sicuri: gli oltre 100 cristiani uccisi nel 2008 a Kandhamal, nella regione dell’Orissa, in una ondata di violenza anti-cristiana senza precedenti, sono martiri. Tanto che si sta lavorando perché sia avviata la causa di beatificazione. Per questo, lo scorso 9 febbraio, in una riunione senza precedenti, i familiari di 80 delle vittime si sono riunite nel centro pastorale di Divyaiyoti.
Un luogo simbolico. Era stato distrutto durante gli attacchi alla comunità cristiana, ed era il simbolo di una comunità rasa al suolo. Ora diventa il simbolo di una comunità che rinasce dal sangue dei suoi martiri.
I familiari si sono riuniti su invito dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. Quest’ultima è la capitale dell’Orissa, da cui Kandhamal dista 275 chilometri. È un’occasione per alimentare il ricordo.
Le violenze anti-cristiane scoppiarono il 25 agosto 2008. Due giorni prima, il 23 agosto, era stato assassinato il leader indù Swami Laxmanananda Saraswati, in circostanze misteriose. “Sono stati i cristiani”, è stato l’atto di accusa dei fondamentalisti indù, nonostante le autorità ecclesiastiche avessero subito condannato l’uccisione del guru.
Da qui, le violenze dei fondamentalisti. I cristiani erano fuggiti nella giungla, mentre i fondamentalisti davano fuoco a 6 mila case e 300 chiese, creando 56 mila fede. Chi non rinnegava la propria fede, veniva bruciato vivo, fatto a pezzi, ucciso a sassate.