Dhaka , martedì, 21. novembre, 2017 9:00 (ACI Stampa).
Dal 27 al 30 novembre papa Francesco si recherà in Myanmar eppoi fino al 2 dicembre visiterà il Bangladesh, per portare un messaggio di pace e di riconciliazione in un contesto esasperato dalla diversità etnica, culturale e religiosa, dall’esplosione del fondamentalismo e dalla violenza settaria. Il Myanmar ha 50.000.000 abitanti e meno dell’1% è cristiano, 600.000. Il 90% della popolazione è composto da buddisti. In Bangladesh i cristiani sono appena lo 0,3% (400.000) della popolazione di 150.000.000 abitanti, composta dal 60% di musulmani. Lo ‘slogan’ del viaggio in Myanmar è ‘Love & Peace’, mentre quello del Myanmar è ‘Harmony and Peace’. In Bangladesh la Chiesa è molto stimata in Bangladesh, ed esistono 34 congregazioni religiose. Inoltre essa ha finanziato centri sociali e scuole tecniche che aiutano i giovani che si trasferiscono dalla campagna in città. Per comprendere meglio le ragioni del viaggio papale abbiamo incontrato a Recanati il prof. Alberto Quattrucci, segretario generale dell’associazione ‘uomini e Religioni’ fondata dalla Comunità di sant’Egidio, a poche ore dal suo rientro dal Bangladesh, chiedendogli di raccontarci la scelta di papa Francesco di recarsi in questi due Stati.
Fin dall’inizio del pontificato papa Francesco sceglie quei posti più in periferia, cioè quei posti più poveri e dimenticati. Quindi è una caratteristica del suo pontificato, tanto da aprire il giubileo della Misericordia in Centrafrica. In questo senso la scelta di visitare questi due Stati è quello di visitare due luoghi di grande periferia. Anzi finora nessun papa è stato in Myanmar. La scelta è legata anche al dramma dei Roihynga, popolazione cacciata dal Myanmar ed accolta temporaneamente in Bangladesh. Quindi è una scelta per i luoghi dimenticati. Infatti nelle visite il papa prima di tutto incontra i poveri e gli emarginati. Il papa sceglie i Paesi più periferici ed i luoghi più periferici dei Paesi, perché crede fermamente che il Pastore che annuncia il Vangelo deve aver cura delle pecore più disperse e più lontane per parlare a tutti, perché se si ama i poveri si ha anche amore per i ricchi”.
La pace e l’amore sono parole degli ‘slogan’ del viaggio in questi Paesi: il motivo?
“Va in questi due Stati per la giustizia e per la pace, perché il dialogo, in cui il papa crede, non è un fine ma è un mezzo. Egli non dialoga perché è bello dialogare, ma perché esso è uno strumento per costruire la pace e far cessare la violenza. Questo è l’obiettivo del viaggio papale”.
Lei è stato recentemente in Bangladesh: quale ‘atmosfera’ si respira?