Città del Vaticano , domenica, 12. aprile, 2015 11:40 (ACI Stampa).
“Di fronte agli eventi tragici della storia umana rimaniamo a volte come schiacciati, e ci domandiamo “perché?”” É questa la domanda chiave che riecheggia nella basilica vaticana nel giorno in cui si ricorda un “martirio” e si celebra un nuovo Dottore della Chiesa, San Gregorio di Narek.
La dolcezza struggente dei canti eseguiti dal coro armeno in contrasto con le parole di dolore del Papa che, all’inizio della celebrazione, ha legato lo sterminio armeno a quella che lui chiama “una terza guerra mondiale a pezzi”. Il Papa ricorda il martirio di oggi “il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva”. Poi, con un salto indietro nella storia il Papa torna al secolo scorso alle “tre grandi tragedie inaudite” e la prima, dice il Papa citando Giovanni Paolo II, è quella che “generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo» (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione Comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001)”.
E con gli armeni, primo popolo cristiano, vennero uccisi siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. “Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi.” Il Papa ricorda le altre tragedie quelle “perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo” ma anche gli “stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia.” Sembra, dice il Papa “che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente. Sembra che l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che rimangono spettatori.”
Agli armeni il Papa dice che è necessario e doveroso ricordare i martiri “perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!” E conclude : “Con la ferma certezza che il male non proviene mai da Dio, infinitamente Buono, e radicati nella fede, professiamo che la crudeltà non può mai essere attribuita all’opera di Dio e, per di più, non deve assolutamente trovare nel suo Santo Nome alcuna giustificazione. Viviamo insieme questa Celebrazione fissando il nostro sguardo su Gesù Cristo Risorto, Vincitore della morte e del male!”
La celebrazione eucaristica, in rito latino, è stata accompagnata dal coro armeno che ha cantato il suo alleluia quando il Papa ha dichiarato Dottore della Chiesa Gregorio di Narek, nato intorno all’anno 950, entrato in giovane età nel Monastero di Narek e morto nel 1005 nello stesso monastero dove venne sepolto. Nel 1003 scrisse la sua opera più famosa: Il Libro della Lamentazione, la sua costante popolarità è ancora oggi legata a quel suo libro conosciuto comunemente dal popolo armeno con il nome di Narek. È il testo più venerato e più diffuso in Armenia dopo il Vangelo.