Gyumri , sabato, 25. giugno, 2016 10:28 (ACI Stampa).
Questa volta la parola “genocidio” non c’è. Ma c’è molto di più. Nella frase che il Papa lascia nel libro d’oro del Memoriale di Tzitzernakaberd, c'è una preghiera per guardare al futuro senza dimenticare il passato: “prego, col dolore nel cuore, perché mai più vi siano tragedie come questa, perché l’umanità non dimentichi e sappia vincere con il bene il male”.
Una preghiera per la memoria che per il Papa “è fonte di pace e di futuro”.
Mentre alcuni si fermano sulle parole, Francesco mette le basi per una riconciliazione che guarda al futuro. A cento anni dal “Grande Male”, a 25 anni dalla indipendenza dall’ Unione Sovietica, l’Armenia deve ora trovare la sua strada. Un Paese che si sente in guerra, che vive la guerra in una parte essenziale per la storia. Un paese che, ha detto anche ieri il Papa, deve basarsi sulla identità cristiana per rinascere. E i cristiani perdonano, come dice Francesco, usano misericordia.
Cristiani che devono camminare insieme, e per questo lasciando il Palazzo Apostolico di Etchmiadzin il Papa ha scritto: “Prego il Signore, perché benedica l’Armenia e il nostro cammino di Cristiani verso la piena comunione”.
Il pensiero corre al 2001, quando Giovanni Paolo II negli stessi luoghi venne a celebrare i 1700 anni della prima ufficializzazione politica del cristianesimo.