Città del Vaticano , mercoledì, 27. settembre, 2017 12:05 (ACI Stampa).
“San Vincenzo parla ancora oggi a ciascuno di noi e a noi come Chiesa. La sua testimonianza ci invita a essere sempre in cammino, pronti a lasciarci sorprendere dallo sguardo del Signore e dalla sua Parola. Ci domanda piccolezza di cuore, disponibilità piena e umiltà docile. Ci sospinge alla comunione fraterna tra noi e alla missione coraggiosa nel mondo. Ci chiede di liberarci dai linguaggi complessi, dalle retoriche autoreferenziali e dagli attaccamenti alle sicurezze materiali, che possono tranquillizzare nell’immediato, ma non infondono la pace di Dio e spesso persino ostacolano la missione”. E’ questo il cuore del Messaggio di Papa Francesco alla Famiglia Vincenziana nella ricorrenza del quarto centenario del carisma che ha dato vita alla missione.
Di San Vincenzo de Paoli il Papa rammenta: “Egli ha vissuto sempre in cammino, aperto alla ricerca di Dio e di sé. Infiammato dal desiderio di far conoscere Gesù ai poveri, si dedicò intensamente all’annuncio, specialmente attraverso le missioni al popolo, e curando in maniera particolare la formazione dei sacerdoti”.
Il piccolo granello di senape seminato nel 1617, ha fatto germogliare la Congregazioni della Missione e la Compagnia delle Figlie della Carità, si è ramificato in istituti e associazioni, ed è divenuto un grande albero. Papa Francesco aggiunge: “San Vincenzo non volle mai essere un protagonista o un trascinatore, ma un piccolo seme. Era convinto che l’umiltà, la mansuetudine e la semplicità sono condizioni essenziali per incarnare la legge del seme che dà la vita morendo, quella legge che, sola, rende la vita cristiana feconda, quella legge per la quale si riceve donando, ci si trova perdendosi e si splende quando non si appare. Ed era pure convinto che tutto questo non si può fare da soli, ma insieme, nella Chiesa, nel Popolo di Dio”.
Da qui l’augurio di Papa Francesco alla Famiglia Vincenziana, nel messaggio: “Vi auguro che quest’anno di ringraziamento al Signore e di approfondimento del carisma sia l’occasione per dissetarsi alla fonte, per rinfrescarsi alle sorgenti dello spirito originario. Siete chiamati a raggiungere le periferie della condizione umana, per portare non le vostre capacità, ma lo Spirito del Signore, “Padre dei poveri”. Egli vi sparge nel mondo come semi che germogliano in terra arida, come balsamo di consolazione per chi è ferito, come fuoco di carità per riscaldare tanti cuori raggelati dall’abbandono e induriti perché scartati”.
Conclude il Pontefice esortando tutti i seguaci di San Vincenzo de Paoli: “La carità non si accontenta delle buone abitudini del passato, ma sa trasformare il presente. Questo è tanto più necessario oggi, nella mutevole complessità della società globalizzata, dove certe forme di elemosina e di aiuto, pur motivate da generose intenzioni, rischiano di alimentare forme di sfruttamento e di illegalità e di non portare benefici reali e duraturi. Per questo pensare la carità, organizzare la prossimità e investire sulla formazione sono insegnamenti attuali che da San Vincenzo giungono a noi. Ma il suo esempio ci stimola, al tempo stesso, a dare spazio e tempo ai poveri, ai nuovi poveri di oggi, ai troppi poveri di oggi, a fare nostri i loro pensieri e i loro disagi, perché un cristianesimo senza contatto con chi soffre diventa un cristianesimo disincarnato, incapace di toccare la carne di Cristo”.