Roma , martedì, 17. gennaio, 2017 10:00 (ACI Stampa).
“Abbiamo la speranza che le cose possono ancora cambiare”. Con queste parole si chiude la lettera indirizzata a Papa Francesco in occasione della 103° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si è celebrata domenica, da alcuni minori stranieri non accompagnati tra quelli che si trovano presso strutture di prima accoglienza a Lampedusa e a Siracusa, o frequentano i Centri diurni CivicoZero di Save the Children a Roma, Milano e Torino. #Nonfarlo sparire è l’hashtag lanciato da Save The Children.
I messaggi di questi ragazzi sono pieni di timore, ma anche di speranza per il futuro. Cercano integrazione e pace. Sono ragazzi che provengono da paesi diversi, con storie differenti, ma che dopo aver conosciuto, nei giorni scorsi, le parole che il Papa ha rivolto loro nel suo messaggio per la Giornata, hanno voluto fargli arrivare la loro voce attraverso gli operatori di Save the Children.
Il Papa, nel suo messaggio, li ha definiti “tre volte indifesi”, perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando forzati a vivere lontani dalla loro terra di origine e separati dagli affetti familiari. Solo nel 2016 più di 25.800 ragazzi e ragazze, anche giovanissimi con meno di 10 anni, sono arrivati da soli via mare in Italia, più del doppio rispetto al 2015, quando erano 12.360, e tantissimi hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nelle mani dei trafficanti per cercare la felicità e l’unico futuro possibile in Europa.
Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e promuovere i loro diritti, è impegnata in prima linea al loro fianco e per questo ha voluto far giungere al Papa questo messaggio, più che mai urgente, affinché le voci di questi ragazzi vengano ascoltate e trovino risposta piena in Italia e in Europa.
L’iniziativa del Pontefice di dedicare ai minori stranieri soli la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato è un gesto di ulteriore attenzione e di fondamentale importanza per sottolineare il dovere di tutelare questi ragazzi e dare loro un’accoglienza che sia prima di tutto dignitosa.