Cracovia , domenica, 31. luglio, 2016 15:00 (ACI Stampa).
Sono arrivati in un piccolo gruppo, con entusiasmo, accompagnati dal loro vescovo. E il loro vescovo siede lì con loro, si mette a confessare, vive da giovane in mezzo ai giovani. Il vescovo si chiama Ruben Tierrablanca, viene dal Messico, ed è il vicario apostolico di Istanbul. I ragazzi vengono dalla Turchia, e sono in 58.
Non è un gruppo grandissimo, ma si deve contare che i cattolici in Turchia sono lo 0,07 per cento della popolazione. E si deve anche ricordare che – da disposizioni dell’impero ottomano – le chiese cattoliche non si possono vedere sulla strada. Infatti appaiono come portoni qualunque, salvo poi entrare ed aprirsi in un cortile che porta all’ingresso delle chiese.
I ragazzi turchi hanno seguito le catechesi nella parrocchia Kościół Najświętszego Imienia Maryi. Si tratta di una Chiesa un po’ in periferia, dove c’è una Madonna nera che è un po’ la riproduzione di quella di Czestochowa. Il loro gruppo è stato aggregato ad alcuni gruppi di americani, e infatti una delle catechesi è stata tenuta dall’arcivescovo di Chicago Blaise Cupich. Non li ha fermati la difficile situazione politica del Paese, che un po’ si ripercuote anche sui cristiani.
“E’ difficile vivere – dice Izmir, uno di loro – è una situazione che pesa. Tante persone, quando passano e vedono la chiesa e la croce ci vedono un po’ male. E noi abbiamo la paura del passato, non possiamo negarlo”. La paura, in fondo che i cristiani siano ancora emarginati, o peggio, vittime di persecuzioni, come fu per il popolo armeno.
Ma Nadir, il giovane che è un po’ il capogruppo, ci tiene a vedere gli aspetti positivi. “Non siamo bravi – dice – a fare analisi politiche, ma la Turchia ha una cosa in più: è uno stato laico, le persone sono cresciute insieme. Magari non hanno la stessa cultura, ma c’è rispetto. Tra le persone, la situazione non è così drammatica”.