Città del Vaticano , domenica, 28. gennaio, 2018 14:00 (ACI Stampa).
La lebbra è una malattia antica, eppure “nonostante l’enorme progresso compiuto dall’umanità”, non si è ancora riuscita a debellare”, e per di più le vittime sono ancora emarginate a causa dello stigma sociale a causa della loro malattia. Lo sottolinea il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio alla Promozione dello Sviluppo Integrale, in un messaggio pubblicato in occasione della Giornata Mondiale della Lebbra.
Da sempre, la Santa Sede ha prestato particolare attenzione alla cura della lebbra, e – secondo i dati del 2013 – ci sono 547 lebbrosari nel mondo che sono parte dell’enorme rete sociale cattolica – la quale conta anche più di 18 mila dispensari e di 17 mila case per anziani, senza contare ospedali e cliniche.
Il morbo di Hansen – questo il nome scientifico della lebbra – copisce una persona ogni 2 minuti, e la lebbra “continua ad essere un problema sanitario importante laddove persistono condizioni socio economiche precarie che ne favoriscono la trasmissione”, sottolinea il Cardinale Turkson.
Si tratta di una malattia in regresso, ma che colpisce poveri emarginati, a leggere i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità presentati nel messaggio dalla Santa Sede. La malattia si concentra in 14 Paesi, dove scoppiano il 95 per cento dei casi, con India, Brasile e Indonesia maglie nere, ma anche con il preoccupante dato anche in Europa si sono contati nuovi casi nel 2016, e per la precisione 32. Un altro dato preoccupante è che il 9 per cento dei nuovi affetti da lebbra hanno meno di 15 anni.
Il Cardinale Turkson ricorda la strategia mondiale contro la lebbra definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si sviluppa su quattro capisaldi: la difesa dei diritti umani fondamentali, la riduzione dello stigma e la conseguente promozione dell’integrazione sociale e il ripristino della dignità delle persone colpite dalla malatti.