Città del Vaticano , lunedì, 16. ottobre, 2017 9:55 (ACI Stampa).
La relazione tra la fame e la migrazione può essere affrontata solo se andiamo alla radice del problema, dice il Papa alla FAO, e ribadisce la necessità della pace, del dialogo, della cura dei poveri e degli emarginati e la necessità della cura del creato.
In un lungo discorso alla celebrazione della Giornata mondiale dell’Alimentazione, quest’anno dedicata al tema "Cambiare il futuro della migrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale", Francesco fa il punto sulla situazione dei migranti e ripete un principio che gli è caro: non si può restare fermi, pensando che qualcuno lo farà.
Poi ricorda il rischio delle speculazioni alimentari e definisce una “soluzione falsa” quelle di chi cerca di diminuire il numero di persone sul pianeta, con l’idea meno persone più cibo.
E lancia una proposta: inserire nella cooperazione internazionale “la categoria dell’amore coniugata come gratuità, uguaglianza di trattamento, solidarietà, cultura del dono, fraternità, misericordia?”
Si tratta, spiega il Papa, di “amare i fratelli, prendendo l'iniziativa, senza aspettare reciprocità, è un principio evangelico che trova anche in molte culture e religioni”, per cui “la diplomazia e le istituzioni multilaterali devono fa crescere e organizzare questa capacità dell'amore, perché è il modo principale che garantisce, non solo la sicurezza alimentare, ma la sicurezza umana nel suo aspetto globale. Non possiamo agire solo se gli altri fanno, nè limitarci ad avere pietà, perché la pietà è limitata agli aiuti di emergenza, mentre l'amore ispira, e la giustizia è essenziale per realizzare un giusto ordine sociale tra diverse realtà che aspirano all'incontro reciproco. Amare significa aiutare ogni paese ad aumentare la produzione e raggiungere l'autosufficienza alimentare. Amare si traduce nel pensare a nuovi modelli di sviluppo e consumo e ad adottare politiche che non peggiorino la situazione dei meno sviluppati o la loro dipendenza esterna. Amare significa non continuare a dividere la famiglia umana tra coloro che godono del superfluo e quelli che mancano di ciò che è necessario”.