New York City, New York , venerdì, 22. aprile, 2016 9:00 (ACI Stampa).
La firma dell’Accordo di Parigi sul clima è prevista per venerdì 22 aprile, presso la Sede delle Nazioni Unite a New York. E per l’occasione 270 leader religiosi hanno firmato un appello congiunto, perché “le sfide che ci attendono richiedono onestà e coraggio” e “tutti devono intraprendere azioni per ridurre le emissioni inquietanti”.
L’accordo sul clima è stato delineato a Parigi lo scorso dicembre, al termine del COP21, ovvero la ventunesima conferenza delle parti. Come ironizzano alcuni diplomatici, “se c’è stato un COP 21, significa che ce ne sono stati altri 20 prima”. E il problema era sempre sul modo in cui venivano definite le responsabilità, perché nessuno dei Paesi industrializzati voleva cedere qualcosa di suo.
E ancora c’è il rischio che l’accordo non venga ratificato. Perché solo se 55 Paesi che rappresenteranno almeno il 55 per cento delle emissioni globali del gas serra lo ratificheranno, allora l’accordo diventerà giuridicamente vincolante.
Cosa prevede l’accordo? Che si raggiunga entro la seconda metà del ventunesimo secolo una emissione di gas serra pari a zero, con l’impegno delle parti a limitare l’aumento della temperatura di 1,5 gradi.
I leader religiosi hanno consegnato il loro appello all’assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso 19 aprile. Tra i firmatari, l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali; il rabbino capo Shear Yashuv Cohen; il grand imam Maulana Syed Muhammad Abdul Khabir Azad; l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu; il segretario generale del World Council of Churches, Olav Fykse Tveit.