Zagabria , venerdì, 21. luglio, 2017 16:00 (ACI Stampa).
Al termine del sesto incontro della commissione misto cattolica-ortodossa, non si è arrivati ad un punto di incontro. Restano divergenti le posizioni sul Cardinale Aloijzie Viktor Stepinac, martire del comunismo.
Prima di fare ulteriori passi verso la canonizzazione, Papa Francesco ha deciso di dare ascolto alle rimostranze ortodosse, e ha creato una commissione mista che si è riunita per sei volte, alternativamente a Roma e Zagabria. Alla fine dei sei incontri, non si è arrivati ad una posizione comune. Restano le riserve ortodosse, le accuse di collaborazionismo del Cardinale con il regime ustascia, motivo per cui fu mandato al confino dai comunisti. Sono le scorie di una storiografia che non ha reso giustizia al Cardinale Stepinac, martire della storia oltre che delle dittature.
ACI Stampa ne parla con Jure Kristo, storico, capo dei progetti di ricerca nell’Istituto di Storia croato con un passato da insegnante in prestigiosae università americane e un presente da membro attivo della commissione.
Professore, il comunicato finale della commissione afferma che ancora non c’è un punto di vista commune sul Cardinale Stepinac, ma riconosce che solo il Papa può decider della sua canonizzazione. Lo possiamo considerare un piccolo passo avanti, dopo le resistenze ortodosse? O dovremmo dire che la commissione ha mancato il suo obiettivo, dato che le differenze di posizione permangono?
In realtà, tutti avevano poche speranze che fosse possibile qualche grande risultato. La commissione non ha potuto mancare l’obiettivo, perché le attese non erano alte. Il punto di partenza della Chiesa ortodossa, come illustrato nella lettera che nel 2014 il Patriarca Irenej ha inviato a Papa Francesco, era così pervasa da vaghezza mitica che era molto difficile che argomenti razionali potessero far superare quei punti.