Alessano , venerdì, 20. aprile, 2018 9:40 (ACI Stampa).
Inizia la giornata di Papa Francesco nel nome di Don Tonino Bello, “il vescovo con il grembiule”, così come da tutti ricordato. Il Papa è arrivato ad Alessano, in Puglia, paese natale di don Tonino, accolto da Monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca. Una sosta in preghiera sulla tomba di don Tonino, in occasione del 25esimo anniversario della morte del “vescovo degli ultimì”. Poi, un saluto ai sedici famigliari del Servo di Dio, tra i quali i due fratelli, Marcello e Trifone. E il discorso ai fedeli, quasi ventimila persone, la gente che Don Tonino amava.
Dieci anni dopo Benedetto XVI a Leuca e ventiquattro dopo Wojtyla a Lecce, un Pontefice torna, dunque, nel Salento: questa volta seguendo la scia di don Tonino Bello. Il Papa prega sulla tomba di Don Tonino che non si “innalza monumentale verso l’alto, ma è tutta piantata nella terra: Don Tonino, seminato nella sua terra, sembra volerci dire quanto ha amato questo territorio”. Dai contenuti del discorso di Papa Francesco s’intuisce la stima e l’affetto del Papa verso il vescovo pugliese.
“Capire i poveri era per lui vera ricchezza – sottolinea il Pontefice nell’incipit del suo discorso - Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa. Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda”.
“Don Tonino – ricalca Francesco - ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero. Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale”.
Quindi il tema del lavoro, argomento ostico soprattutto in un paese del Sud Italia: “Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità – dice ancorail Papa - non il profitto con la sua avidità. Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra”.