Altro tema dei colloqui è stato il 55esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Corea del Sud: l’arcivescovo Gallagher è stato invitato a visitare la Corea del Sud per festeggiarle. Si è parlato anche di temi di interesse comune della Regione, e del viaggio del Papa in Corea nel 2014 che – ha detto la ministro degli Esteri – “ha portato conforto e speranza”.
Serbia – Vaticano rafforzano i rapporti
Dopo la visita in Vaticano del ministro degli Esteri kosovaro Thaci, il 31 gennaio è stata la volta di Ivica Dacic, ministro degli Esteri della Serbia. Le due visite, in rapida successione, hanno dei collegamenti diretti.
Durante l’incontro con la Santa Sede la scorsa settimana, Thaci ha chiesto per l’ennesima volta alla Santa Sede di riconoscere il Kosovo, ma la Santa Sede ancora non si è pronunciata, perché la situazione in Kosovo è particolarmente complessa. Tra l'altro, riconoscere il Kosovo significherebbe, per la Santa Sede, aprire un altro fronte con il mondo ortodosso serbo, dopo quello già aperto riguardo la canonizzazione del beato Cardinale Alojzie Stepinac.
Con la visita di Dacic, la Serbia ha portato i suoi ringraziamenti a Papa Francesco per non aver ceduto alle pressioni del Kosovo, che comunque è riconosciuto da 115 Stati nel mondo.
Il ministro degli Esteri Dacic si è incontrato sia con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che con l’arcivescovo Gallagher. Secondo il comunicato del ministero degli Esteri serbo, durante gli incontri si è parlato anche delle questioni di Metohija e del Kosovo, che la Serbia considera poco più di una provincia autonoma.
Dacic ha informato la Santa Sede dello stato dei negoziati tra Belgrado e Pristina e assicurato che la Serbia porterà avanti il dialogo. Dal canto suo, il Segretario di Stato ha messo in luce che la Santa Sede segue gli sviluppi della situazione regionale con grande interesse.
La Santa Sede all’ONU
La missione della Santa Sede alle Nazioni Unite prosegue il lavoro nei negoziati per i Global Compact su rifugiati e migranti: è stato emesso il draft 0 dell’accordo sui rifugiati, mentre la bozza per l’accordo globale sui migranti sarà a disposizione lunedì. Continua, comunque, l’attività.
Lo scorso 1 febbraio, l’Arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, ha preso la parola durante la 56esima sessione della Commissione per lo Sviluppo Sociale.
Nel suo intervento, l’arcivescovo ha sottolineato che “sradicare la povertà” è un tema centrale dell’Agenda 2030 per lo sviluppo, ma che lo sviluppo sostenibile “non si può riferire ad un mantenimento a lungo termini di benefici per le nazioni sviluppate”, ma deve essere piuttosto dirotto all’inclusione dei poveri al benessere, perché “esclusione e ineguaglianza sono tra le maggiori cause di povertà”.
Ecco allora che l’eliminazione della povertà che genera l’esclusione sociale è “una parte molto importante della soluzione alle sfide della guerra, e ai conflitti che causano degrado ambientale.
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Ancora su Gerusalemme
La questione dello status quo di Gerusalemme è un tema ancora vivo, e se ne parlerà di nuovo la prossima settimana, quando il presidente turco Recep Tayyp Erdogan andrà in visita da Papa Francesco. Lo scorso 25 gennaio, parlando con il Gruppo Amman per il Dialogo Futuro monsignor Mauro Lalli, chargé d’affaires alla Nunziatura Apostolica di Giordania, ha sottolineato che la Santa Sede riconosce la custodia hashemita – la dinastia regnante di Giordania – sui Luoghi Santi cristiani e musulmani.
La custodia hashemita sui Luoghi Santi era stata al centro dell’incontro tra Papa Francesco e il re di Giordania Abd Allah lo scorso 19 dicembre. Il diplomatico vaticano ha sottolineato anche che la posizione coincide con quella del re di Giordania, e che questa posizione è stata confermata nel colloquio del 19 dicembre.
Il Gruppo ha dato a monsignor Lalli una copia del piano del Gruppo su Gerusalemme, che descrive Gerusalemme come una città che ha la capacità di incorporare il più sublime valore i civilizzazione nella regione e nel mondo.
Dalla Spagna: le parole del nunzio da decano dei diplomatici
I diplomatici della Santa Sede hanno “diritto di decananza”, e non fa eccezione la Spagna, dove il decano del corpo diplomatico è l’ambasciatore del Papa. Lo scorso 31 gennaio, l’arcivescovo Renzo Fratini, nunzio di Spagna, ha preso la parola come decano al tradizionale ricevimento offerto dalla Famiglia Reale agli ambasciatori stranieri accreditati presso la Spagna.