Torino , martedì, 8. agosto, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Giulia Falletti di Barolo (1785-1864) è ricordata non tanto per la sua nobiltà di nascita bensì per il suo immenso cuore ed il suo largo agire nei confronti dei più bisognosi. La “marchesa di Barolo”, così era conosciuta nella Torino del milleottocento, passò la sua vita nel far beneficenza a tutti coloro che bussavano alla sua porta. Aiutò Don Bosco e fondò differenti piccole istituzioni a favore di orfani e ragazze bisognose di un aiuto materiale e spirituale. La sua carità non conobbe limiti e si prodigò nel solco dei santi sociali della Torino della Rivoluzione industriale.
Orfana presto di madre che perse piccolissima ed erede di una nobile stirpe francese gran parte della sua famiglia venne giustiziata durante la Rivoluzione Francese, nel 1814 sposò Carlo Tancredi Falletti di Barolo trasferendosi nella città di quest'ultimo ossia Torino entrando nella storica e nobile famiglia di quest'ultimo.
Ma lo scopo di questa famiglia oltre quello di essere una cellula viva del Vangelo fu quello di aiutare il prossimo. Il palazzo di Barolo si trasformò ben presto non solo in una sede di preghiera ma anche in un punto di riferimento per tante persone.
Tanto era il suo interesse per i fratelli nello stato di bisognoso che ideò anche un progetto di riforma carceraria per rendere la vita delle recluse meno gravosa e triste. A tal uopo venne nominata dal Governo in carica all'epoca di sorvegliare che tale riforma andasse in porto e migliorasse sotto il profilo umano, etico e materiale la vita di coloro che si trovavano purtroppo in quel luogo.
Morì nel 1864 circondata non solo dall'affetto dei suoi cari ma di più dall'amore di tante persone che l'avevano avuta madre nelle pagine buie della loro esistenza.