Seoul , mercoledì, 6. settembre, 2017 14:00 (ACI Stampa).
La crisi coreana? Da risolvere con un “dialogo senza pregiudizi”, che permetta alla Corea del Nord di uscire dal suo isolamento. Non ha dubbi il vescovo Igino Kim Hee-jong, vescovo di Gwangju e presidente della Conferenza Episcopale coreana, che con la delegazione del Consiglio dei leader religiosi di Corea, lo scorso sabato, ha incontrato il Papa.
Sembra che la Corea del Nord cerchi sempre più una escalation militare. Quale è il rischio?
Mi pare che i gesti della Corea del Nord sono diretti a chiedere un dialogo alla pari con gli Stati Uniti, in una posizione uguale. I nordcoreani vogliono per questo mostrare la loro potenza, la loro forza. Più che come una reale minaccia, io la vedo come una richiesta di dialogo più forte, più dinamico.
Lei è venuto lo scorso maggio a Roma a chiedere alla Santa Sede di fare da mediatore nelle relazioni tra Corea del Nord e Stati Uniti. Pensa che ci sia ancora bisogno di questa mediazione?
Io spero ancora in una mediazione della Santa Sede. So che il Santo Padre non può intervenire direttamente, perché si tratta di rapporti tra Stati sovrani. Ma la diplomazia della Santa Sede può fare qualche intercessione tra entrambe le parti.