Secondo Lei, quali sarebbero i temi da mettere in luce in un eventuale documento magisteriale?
Si deve far capire alla gente il perché la Chiesa non accetta la teoria del genere. Il genere è un ruolo sessuale-sociale della donna e dell’uomo. Questi ruoli sono considerati in un certo senso “cambiabili” e dipendenti dalla cultura e dalla storia. Si può discutere sul cambiamento del ruolo sociale dell’uomo e della donna. Il punto però è che la teoria del genere implica che il ruolo dell’uomo e della donna sia completamente distaccato dal sesso biologico. Questo è incompatibile con la visione dell’uomo che presenta la Chiesa, con la Sacra Scrittura alla base della dottrina.
Quale è la visione della Chiesa?
La teoria del genere è basata su una antropologia dualista, che limita la persona umana alla coscienza umana, il centro nel cervello delle attività razionali, delle scelte autonome e della capacità sociale tipicamente umana. La teoria del genere vede il corpo come qualcosa di secondario, qualcosa di estrinseco alla natura umana, che non partecipa alla dignità della persona come tale, come valore intrinseco della persona. La domanda di fondo è dunque: quale valore ha per me il corpo umano? Domanda che porta con sé l’altra domanda: quale valore ha il sesso biologico? Per la Chiesa, il sesso biologico in linea con il corpo umano è intrinseco alla natura umana. È evidente come la teoria del genere si contrapponga alla visione della Chiesa Cattolica. Una visione che si può comprendere, tra l’altro, basandosi sulla pura ragione umana, con argomenti filosofici, senza fare riferimento alla rivelazione.
La visione cattolica su quali fondamenti si basa?
Si basa in primo luogo sulla Sacra Scrittura, secondo cui il corpo umano appartiene all’uomo in maniera essenziale, partecipa anche alla dignità della persona umana. Come dice la Gaudium et Spes, noi siamo “corpore et anima unus”. Abbiamo una dimensione materiale e una dimensione spirituale, e ambedue sono essenziali per noi come esseri umani. Ecco allora in cosa non possiamo accettare la teoria del gender: se il corpo è essenziale per la persona umana, questo riguarda anche il sesso biologico.
Il distaccamento del corpo dalla persona umana è un qualcosa che si nota anche nelle rivendicazioni dei movimenti pro-aborto e pro-eutanasia. C’è stata una escalation sul tema?
Dato che la visione del mondo attuale delinea il corpo come una cosa estrinseca alla persona umana e di seguito un puro mezzo, che ha valore secondo come gli viene attribuito dalla persona umana, questo dà all’uomo il diritto di disporre del corpo in modo considerevole. Forse in modo totale. E il modo più drastico, più radicale di disporre del corpo sono l’eutanasia,il cosiddetto suicidio assistito e la terminazione di vita senza richiesta della persona coinvolta, in cui si dispone in modo radicale persino sulla vita e sulla morte.
È così urgente affrontare queste tematiche?
Questa antropologia dualista pervade su tutta la società, ha influsso su quasi tutti i campi del pensiero, inclusa l’etica medica, e cambia il modo di sentire e di percepire se stessi. Per questo è urgentissimo presentare la vera visione dell’uomo in questo mondo, altrimenti perderemo la strada.
Sembra che la Chiesa non abbia molta voce sul tema…
Non vorrei rimproverare la Chiesa o il Magistero, perché il Magistero romano ha pubblicato molti documenti, ci sono molte allocuzioni essenziali. Anche i vescovi fanno ciò che è possibile, così come i sacerdoti. Ma i mass media non prendono il punto di vista della Chiesa. Hanno piuttosto una certa tendenza a concentrarsi sullo scandalo. Le notizie negative attirano tutta l’attenzione, e la causa sta anche nella mentalità odierna dell’uomo. Appena, per esempio, un politico fa qualcosa di negativo, anche se è una piccola cosa, è considerato uno scandalo, e questo può costargli il suo seggio in Parlamento o il suo posto nel governo. Viviamo in questa situazione molto tesa, e rischia per questo di mancare l’oggettività delle notizie riportate dai mass media.
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Quale è la responsabilità dei media?
I media hanno la responsabilità grandissima di informare. Sentiamo molto le notizie di scandali, poco le buone notizie. E ce ne sono. Quando noi ci facciamo guidare solo dai mass media, abbiamo l’idea di una situazione apocalittica. Non è sensato. Di molte notizie negative, il giorno dopo non si ha un seguito. Si deve essere selettivi nello scegliere le notizie. La maggior parte della società pensa di essere autonoma, ma in fin dei conti non lo è. I sociologi dicono che c’è un conformismo nel mondo che non si è mai visto nel passato.
Come può allora la Chiesa vincere la sua battaglia?
È molto importante che la Chiesa mantenga i suoi mass media. In Olanda, per esempio, i giornali cattolici sono tutti scomparsi negli anni Sessanta, non avevano piu un numero sufficiente di abbonamenti. Si devono prendere decisioni nette di supportare i media cattolici che ci sono ancora, e anche le diocesi devono avere siti web aggiornati, attrattivi. Non è facile, ma è possibile. La gente che crede ancora cerca le notizie che vengono pubblicate dalle conferenze episcopali e dalle diocesi.
Per evangelizzare è più importante diffondere la verità o compiere aiuto concreto ai poveri?
Si deve fare l’uno e non lasciare l’altro. Coloro che non sono poveri materialmente, forse possono essere molto poveri spiritualmente. E dobbiamo pensare anche a coloro che sono spiritualmente poveri, perché non hanno mai sentito la verità. Ogni uomo in questo mondo ha il diritto di sentire, di conoscere il Vangelo. Dobbiamo tentare al massimo di proclamare la fede in Cristo. È difficile oggi, perché la Chiesa ha sempre meno forze: pochi preti, pochi diaconi permanenti, meno volontari che in passato. Ma tramite i mezzi digitali ci sono anche più possibilità che in passato di raggiungere le persone.