Bruxelles , martedì, 1. marzo, 2016 17:00 (ACI Stampa).
Belgio, un buon punto per la Chiesa nei casi degli abusi: nella settimana in cui veniva presentato il Rapporto 2012/2015 sui casi di abuso sessuale nella Chiesa belga, la Santa Sede e la Chiesa in Belgio hanno affrontato a Gent una “class action” che chiedeva danni per casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti. E ha avuto ragione.
Il tribunale di Gent ha infatti stabilito che la Corte non ha giurisdizione sulla santa Sede, e che le denunce contro i vescovi Belgi e le congregazioni religiose sono state fatte in violazione del codice Belga per la procedura civile. Per farla breve: non si può promuovere un caso “astratto” contro presunti errori nel gestire i casi da parte della Chiesa. Ogni denuncia deve essere diretta specificamente contro quanti hanno commesso l’errore, spiegando in maniera precisa in cosa consista l’errore e in che modo abbia causato danno.
Un buon punto per la Chiesa, dal momento che in Belgio il processo penale per presunti casi di abuso è ancora in corso. Un buon punto in Belgio, che fu sconvolta non solo dalla tempesta dei casi di pedofilia, ma anche da una azione spettacolare nella diocesi di Malines-Bruxelles nel 2010: la perquisizione nella sede dell’arcidiocesi mentre i vescovo della Conferenza Episcopale Belga erano riuniti lì per la loro assemblea e nella casa dell’arcivescovo emerito, il Cardinal Godfried Danneels, nonché lo scoperchiamento delle tombe di tre cardinali all’interno della cattedrale di Malines (quelle di Joseph Suenens, Jozef Ernst Van Roey e Desié-Félicien-François-Joseph Mercier). Una perquisizione che era stata dichiarata illegale dalla Corte di Appello di Bruxelles, perché non c’era nulla da cercare e soprattutto non doveva essere cercato. Le procedure erano state tutte violate.
Come erano state violate le procedure che avevano portato ad un’altra perquisizione, quella della Commissione d’inchiesta istituita dalla stessa Conferenza Episcopale Belga, e guidata da Peter Andriaenssens. Che si dimise per protesta, mostrando preoccupazione per la privacy delle vittime, le cui storie erano racchiuse in 500 files.
Ma il lavoro della Chiesa belga sul tema pedofilia non è terminato. Il vescovo Guy Harpigny di Tournai ha presentato il rapporto 2012/2015 sui casi di abuso sessuale nella Chiesa belga, e ha sottolineato che ora la priorità è “aiutare le persone che hanno sofferto e sono state ferite”.