Per la questione finanziaria, ha detto che parlerà con gli organi competenti. Per quanto riguarda il problema dei sacerdoti, ci ha incoraggiato a cercare nelle diocesi dove ci sono più vocazioni. Si parla di crisi di vocazioni. Io penso purtroppo che c’è anche una crisi di vocazione missionaria. Ci sono sacerdoti che possono offrire il loro servizio ad un Paese di missione. Ma manca il coraggio per accettare questa visione missionaria.
Nel settembre 2014, Papa Francesco ha visitato Tirana. Quale è stato l’impatto della visita?
Ha avuto un impatto forte per gli albanesi, e anche Papa Francesco è rimasto molto colpito dall’accoglienza. C’erano molti giovani, e quelli che gremivano la grande piazza dove è stata celebrata la Messa non erano solo cattolici. Anzi, la maggioranza era di non cattolici – ortodossi e musulmani che hanno sentito il bisogno e il desiderio di incontrare il Papa.
E ci sono stati riscontri concreti?
Dopo la visita del Papa, abbiamo avuto diverse persone adulte che volevano avere il Battesimo. Così, quell’anno abbiamo avuto 100 catecumeni. Ho detto scherzando al Papa di “venire di nuovo per avere altri 100 catecumeni”.
Qual è l’importanza della Chiesa cattolica in Albania?
La Chiesa cattolica fa il 15 per cento della popolazione, ma gode di grande rispetto, benché sia una minoranza. Questo rispetta deriva dal fatto che è stata la più perseguitata sotto il comunismo, la più odiata, perché non ha fatto nessun compromesso con il regime. Un’altra ragione è che la Chiesa cattolica, in momenti di urgenza, di certe calamità e situazioni difficili, ha aiutato tutti, non solo cattolici, indipendentemente dalla loro religione.
Colpisce che ci sia così tanta fede in Albania dopo 50 anni di regime ateo?
Non si trattava di ateismo, ma antiteismo. Era una guerra contro Dio. Un libro molto interessante diceva che “Hanno cercato di uccidere Dio”. Questo titolo esprime proprio l’ideologia comunista. Basta dire che ogni pratica religiosa, non solo pubblica ma anche in privato, era condannabile con diversi anni di galera. Era una situazione incredibile. Quando sono arrivato nel Paese da Malta, mi ha colpito che nonostante la propaganda antiteista la fede del popolo era ancora viva. Il popolo albanese è profondamente religioso. Ha una religiosità popolare che deve essere evangelizzata, educata, maturata, ma di natura è un popolo molto religioso.
Il Papa fu accolto in un viale con le foto dei martiri disposte in un lungo percorso. Lo ha colpito? Ve ne ha parlato?
Sì, al Papa fece molta impressione il boulevard decorato con le fotografie dei martiri. Io l’avevo incontrato quell’anno, e all’inizio dell’anno, a gennaio 2014. Gli dissi: “Santità, prima di partire per l’Albania, molti hanno insistito di persuaderla di venire in Albania”. E lui rispose: “Sì, ma ho tante richieste”. Dopo tre mesi, è venuto il primo ministro ha fatto la stessa richiesta, e per motivare la richiesta ha cominciato a parlare della persecuzione. Il Papa ha detto che ci avrebbe pensato. E poi è venuto.
Un tempo era un martirio sperimentato con la violenza, oggi c’è un altro martirio, quello della marginalizzazione. È un problema che viene vissuto in Albania?
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L’Albania non è escluso da questa mentalità troppo secolarizzata e consumistica, questo si vede in Albania. Ma devo dire che oltre il fatto che abbiamo un bel numero di adulti che cercano di essere battezzati, ci sono molti giovani credenti, tra i 18 e 40 anni. Questo ci dà coraggio, ci dice che la religione è viva.
E perché in tutta Europa mancano i giovani credenti, e in Albania no?
Perché per i giovani albanesi la Chiesa è un segno di speranza. Il Papa ci ha indicato la strada per presentare una visione genuina del Vangelo, proclamando la gioia dell’annuncio, senza moralismo, senza casistica. Dobbiamo presentare sempre la parola di Gesù Cristo come un buon annunzio. Anche i giovani trovano un senso nella pratica cristiana.
Cosa può insegnare la piccola Chiesa albanese alle grandi Chiese di Europa?
Che la vita non ha senso se esclude Cristo. Questo è il messaggio più importante. È un Paese che ha fatto l’esperienza di una società senza Dio. Neppure quell’esclusione di Dio ha creato un vuoto. Vero che i giovani di oggi non hanno avuto l’esperienza personale del comunismo, sono passati 26 anni da quando è caduto il comunismo in Albania, ma sanno bene che cosa voglia dire la società senza Dio. Dopo la caduta del comunismo si è creato un vuoto anche riguardo l’ordine sociale…
Si spieghi…