Albany, New York , mercoledì, 29. aprile, 2015 13:15 (ACI Stampa).
Quando nel 2013 dovette sospendere gli incontri dei cardinali USA con i giornalisti, si scagliò contro i media italiani, protagonisti della fuga di informazione dagli incontri pre-conclave. Fu così, con un tagliente post sul suo blog, che Suor Mary Ann Walsh, della Suore della Misericordia, allora direttore delle Comunicazioni della Conferenza Episcopale USA divenne conosciuta in Italia nel ristretto mondo dei vaticanisti. È morta ieri, in un hospice di Albany, dove era nata, a soli 67 anni, a causa di un cancro che si era manifestato di nuovo nell'estate scorsa.
Dallo scorso anno, non era più direttore delle Comunicazioni della Conferenza Episcopale USA, e si era dedicata a quello che le piaceva di più: scrivere. Stava preparando dei libri, scriveva regolarmente (e su varissimi temi) sulla rivista gesuita “America,” studiava. “Ho finalmente il diritto ad avere una opinione,” aveva detto in una recente intervista, dopo essersi liberata del ruolo istituzionale che pure aveva svolto con piglio e precisione.
Si deve tornare ai giorni delle Congregazioni Generali per comprendere in che modo Sister Walsh, come tutti la conoscevano, entrò di prepotenza sulla scena mediatica. L’emozione per la rinuncia di Benedetto XVI aveva fatto posto alla fredda esigenza, per i cardinali, di discutere di qualcuno che sarebbe dovuto diventare Papa. Nel 2005, quando il decano del Collegio dei Cardinali era il Cardinal Ratzinger, i contatti con la stampa erano stati proibiti. Non c’era stata nessuna disposizione del genere da parte del decano del Collegio, il Cardinal Angelo Sodano.
Ovviamente, sulle Congregazioni Generali c’è anche una consegna di riservatezza. Non si possono dare i dettagli delle discussioni, perché altrimenti i cardinali non potrebbero discutere liberamente. Anche i porporati che parlano con i giornalisti lo devono fare con prudenza. Ma c’è anche l’esigenza, tutta mediatica, di dare voce e volto a quello che sta succedendo.
Lo sapeva Sister Walsh, che si rendeva conto anche della necessità di portare i cardinali USA a parlare nella loro lingua davanti al loro pubblico. Senza violare segreti, due cardinali al giorno tenevano un briefing al North American College, si lasciavano intervistare dalle tv USA che così avevano spazio sui notiziari, conversavano con i giornalisti.