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Cardinal Montenegro: "Lampedusa è il mondo"

Cardinal Francesco Montenegro | Roma, 12 febbraio 2015 - Cardinal Montenegro mentre viene intervistato presso la Domus Sacerdotalis | Bohumil Petrik / Catholic News Agency Cardinal Francesco Montenegro | Roma, 12 febbraio 2015 - Cardinal Montenegro mentre viene intervistato presso la Domus Sacerdotalis | Bohumil Petrik / Catholic News Agency

Lampedusa come isola delle contraddizioni, Lampedusa come “il mondo.” Il Cardinal Francesco Montenegro, presidente della Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, parla al Consiglio d’Europa di Strasburgo, alla 28esima sessione del Congresso dei poteri locali e regionali, che ha come tema quello delle migrazioni e dell’inclusione sociale. E lì, nel cuore dell’Europa, porta il suo sguardo da vescovo di Agrigento, il territorio che comprende Lampedusa. Lo sguardo della periferia che chiede all’Europa una nuova politica per le migrazioni. Una politica che crei un futuro più sicuro per i migranti, un problema da affrontare con maggiore sussidiarietà, con il contributo di ogni parte della società fino a quello delle autorità. 

Lo sguardo parte proprio dall’isola di Lampedusa, il territorio più a Sud d’Italia, dove – spiega il Cardinale – “chi ci abita vuole trasferirsi altrove, mentre per chi arriva dal continente africano è l’inizio del Nord migliore.” Sottolinea il presidente di Migrantes che la ricerca di un Nord migliore ha portato più di 20 mila annegati, sepolti nella “tomba liquida” che è il Mar Mediterraneo, mentre i Paesi rispondono alla speranza dei migranti con una certa “preoccupazione,” anche perché “nuove politiche economiche nel continente africano ed eventuali nuovi assetti del Mediterraneo potrebbero destabilizzare consolidati equilibri economici, politici e sociali del vecchio Continente.”

Ma – sottolinea il Cardinal Montenegro – “i lampedusani ci insegnano che, come non si possono fermare i sogni e il vento, così non si può fermare la storia.” Davanti al Consiglio d’Europa, il Cardinale sciorina cifre. Sono stati in 30 mila a varcare il mare e approdare a Lampedusa a partire dal 2011. Ma molte cose sono cambiate.

Nel 2011, “l’Italia aveva un piano-asilo centrato su grandi strutture di accoglienza (CARA) e su uno SPRAR, cioè un piano nazionale per l’integrazione.” Ma era un piano che prevedeva solo 3 mila posti, “realtà insufficiente a garantire una accoglienza dignitosa di fronte alla massiccia crescita del flusso migratorio”.

Poi, nel 2014, la situazione è esplosa: sulle coste e nei porti del Sud  Italia sono arrivate 170.081 persone, vale a dire tre volte le persone che approdate sulle coste italiane nel biennio 2012-2013. Racconta, il Cardinale Montenegro, che l’operazione “Mare Nostrum” – iniziata dopo i 366 morti in mare del 3 ottobre 2013 – andava a presidiare il Mediterraneo fino a pochi chilometri dalle coste libiche , una operazione che “ha salvato migliaia di migranti, e, al tempo stesso, ha permesso di catturare oltre 700 trafficanti.”

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Eppure – dice il Cardinale – negli ultimi tempi sono morte oltre 300 persone, l’Europa sta rivedendo la sua politica migratoria, e il Cardinal Montenegro spera che questo “porti ad una gestione delle frontiere del Mediterraneo rispettosa dei diritti umani di quanti lo attraversano”.

Il Cardinale sottolinea che la Santa Sede auspica che gli stati europei prendano misure su questioni prioritarie, come “l’assistenza di emergenza ai richiedenti asilo e la creazione di canali umanitari per facilitare le procedure burocratiche e ridurre i centri di detenzione.” E poi, chiede maggiore impegno per il ricongiungimento familiare e il contrasto alla migrazione irregolare per “vincere la battaglia contro il contrabbando e il traffico di esseri umani che il Santo Padre Francesco ha definito ‘una piaga vergognosa del nostro tempo’”.

Il presidente della Fondazione Migrantes afferma poi che non si può “abbassare la guardia2 di fronte alle “nuove fragilità e alla povertà degli immigrati,” che per esempio non dispone di una casa (l’85 per cento di loro è in affitto) o vive in una precarietà del lavoro che impedisce alle famiglie di tornare unite. Ci vuole “un cambiamento legislativo,” ma soprattutto ci vuole “la consapevolezza che non possano esistere situazioni riconosciute di illegalità e di sfruttamento lavorativo, che non permettono la cittadinanza e la tutela, o alimentano mafie, corruzione e sfruttamento”.

Il Cardinal Montenegro chiede anche “programmi adeguati” per i 18 mila minori non accompagnati arrivati solo in Italian nel 2014, per le 50 mila donne di 60 nazionalità, con età media di 21 anni, costrette a prostituirsi, e ai tanti immigrati che hanno sempre più scompensi psicologici.

Da Lampedusa, lo sguardo si allarga al cuore dell’Europa. Perché “le migrazioni sono oggi, per l’Europa, la grande sfida umana”.