L'Aquila , giovedì, 27. agosto, 2015 13:00 (ACI Stampa).
“Il nostro organismo spirituale è esposto ad attacchi di ‘tossine’ culturali e stili comportamentali sbagliati, che tendono ad inquinarlo e a farlo deperire”. Ma “l’esercizio quotidiano - e a volte eroico - della misericordia costituisce un potente filtro spirituale e un forte antitodo sociale, che disinnesca le reazioni malate della nostra psiche; inoltre esplica un effetto ‘ricostituente’ sulla vita dell’anima e della comunità”. Sono le parole dell’arcivescovo di L’Aquila, Giuseppe Petrocchi, scritte in un messaggio per la sua diocesi che domani e dopodomani vivrà le giornate dedicate alla “Perdonanza Celestiniana”.
Che quest’anno “assume un valore speciale: precede, infatti, di pochi mesi l’apertura del Giubileo della Misericordia. Entrambi gli eventi ecclesiali sono centrati sull’esperienza evangelica del Perdono: ricevuto, vissuto e dato”, spiega Mons. Petrocchi.
“Siamo invitati da Celestino V e da Papa Francesco, profondamente uniti nella Comunione dei Santi, a riscoprire con moltiplicata intensità e profonda commozione, il Volto benevolo del Padre, che nella Pasqua di Gesù e nel dono lo Spirito, vince il nostro peccato e ci rende creature nuove”, continua il Presule.
“La grazia del Giubileo non va scambiata per semplice amnistia etica o condono morale – precisa -: essa, infatti, esige - insieme alla indulgenza accolta - l’impegno fattivo per la conversione. Non basta, infatti, attingere la grazia che cancella le lacerazioni causate dal peccato, occorre anche avviare, nella nostra esistenza, i cambiamenti che Dio vuole”.
Occorre ricordare che “saper perdonare ci fa stare meglio dentro e ci aiuta a comportarci in modo saggio nei confronti degli altri”. E così “sviluppando questa linea di pensiero, vanno evidenziate alcune dinamiche dell’anti-perdono , che frequentemente attraversano il nostro mondo interiore”, come “le irruzioni di emozioni negative, come il rancore e la rabbia, che, simili a torrenti in piena, possono provocare dentro di noi “alluvioni” psicologiche e relazionali” o come “l’autocommiserazione indolente, la passività avvilita, la critica pretestuosa e pretenziosa, l’atteggiamento di resa o di sterile denuncia”.