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Papa Francesco: “La speranza non delude”

Papa Francesco, Udienza |  | Lucia Ballester, ACI Group
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Papa Francesco, Udienza |  | Lucia Ballester, ACI Group
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Udienza Generale |  | Lucia Ballester, ACI Group
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Nell' Udienza generale di Papa Francesco c’è un nuovo ciclo di catechesi ed è sul tema della “speranza cristiana”. Papa Francesco durante l’Udienza del 7 dicembre in Aula Paolo VI ne sottolinea l’importanza: “La speranza non delude. Ne abbiamo tanto bisogno, in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli. Ci vuole la speranza”.

“Lasciamoci insegnare dal Signore cosa vuol dire sperare”. Questa frase di Francesco durante l’Udienza apre ad un nuova riflessione: “In questo tempo di Avvento, che è il tempo dell’attesa, in cui ci prepariamo ad accogliere ancora una volta il mistero consolante dell’Incarnazione e la luce del Natale, è importante riflettere sulla speranza”.

Il Papa durante la catechesi rilegge il brano di Isaia, “il grande profeta dell’Avvento, il grande messaggero della speranza”. “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio”. “Dio Padre consola suscitando consolatori – spiega il Pontefice - a cui chiede di rincuorare il popolo, i suoi figli, annunciando che è finita la tribolazione, è finito il dolore, e il peccato è stato perdonato. È questo che guarisce il cuore afflitto e spaventato. Perciò il profeta chiede di preparare la via al Signore, aprendosi ai suoi doni di salvezza”.

Preparare la strada per la venuta del Signora vuol dire per Francesco “preparare un cammino di salvezza e di liberazione da ogni ostacolo e inciampo”.

Il popolo a cui si rivolge il profeta Isaia stava vivendo l’esilio a Babilonia: “L’esilio – rammenta Francesco - era stato un momento drammatico nella storia di Israele, quando il popolo aveva perso tutto, la patria, la libertà, la dignità, e anche la fiducia in Dio. Si sentiva abbandonato e senza speranza. Invece, ecco l’appello del profeta che riapre il cuore alla fede. Il deserto è un luogo in cui è difficile vivere, ma proprio lì ora si potrà camminare per tornare non solo in patria, ma tornare a Dio, e tornare a sperare e sorridere”.

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“Quando noi siamo nel buio e nelle difficoltà – aggiunge Francesco a braccio -  non viene il sorriso. E’ la speranza che ci insegna a sorridere in quella strada per trovare Dio. Una delle prime cose che accadono quando le persone si staccano da Dio, è che sono senza sorriso. Il sorriso soltanto lo dà la speranza”.

Per il Papa la vita stessa è spesso un “deserto”, “difficile da camminarci dentro”, ma se ci affidiamo a Dio può “diventare bella e larga come un’autostrada”. Basta non perdere mai la speranza, basta continuare a credere, sempre, nonostante tutto. “Un bambino è una speranza – dice il Pontefice -  troviamo Dio che si è fatto “bambino” per noi e ci darà tutto. Prepariamo l’incontro con questo “bambino” che ci donerà il sorriso”.

Conclude poi Francesco la sua catechesi, raccontando ancora il brano di Isaia e la storia del popolo di Israele: “La vera storia non è quella fatta dai potenti, bensì quella fatta da Dio insieme con i suoi piccoli. Quei piccoli e semplici che troviamo intorno a Gesù che nasce: Zaccaria ed Elisabetta, anziani e segnati dalla sterilità, Maria, giovane ragazza vergine promessa sposa a Giuseppe, i pastori, che erano disprezzati e non contavano nulla. I grandi non conoscono la speranza, non sanno cosa sia. Sono i piccoli, resi grandi dalla loro fede, i piccoli che sanno continuare a sperare”.

Sono tanti i canti che i fedeli presenti durante questa Udienza regalano a Papa Francesco. Canti, balli, con violini, chitarre, in lingua spagnola e portoghese. Sombreri, vestiti locali, strumenti musicali tipici. L'Aula Paolo VI si tinge di musica e di festa.

Durante l’udienza, anche due appelli di Papa Francesco, uno contro la corruzione e uno per i diritti umani: “Nei prossimi giorni ricorrono due importanti Giornate promosse dalle Nazioni Unite: quella contro la corruzione, il 9 dicembre e quella per i diritti umani, il 10 dicembre. Sono due realtà strettamente collegate: la corruzione è l’aspetto negativo da combattere, incominciando dalla coscienza personale e vigilando sugli ambiti della vita civile, specialmente su quelli più a rischio; i diritti umani sono l’aspetto positivo, da promuovere con decisione sempre rinnovata, perché nessuno sia escluso dall’effettivo riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana. Il Signore ci sostenga in questo duplice impegno”.