Nella messa quotidiana a Santa Marta Papa Francesco traccia l'identikt del pastore del gregge di Dio. Facendo riferimento alla figura di san Paolo, il Papa spiega: “solo, mendicante, vittima di accanimento, abbandonato. Ma è il grande Paolo, quello che ha sentito la voce del Signore, la chiamata del Signore! Ccosì finisce la vita del grande Paolo, nella desolazione: non nel risentimento e nell’amarezza, ma con la desolazione interiore”.

“Morire come martiri, come testimoni di Gesù - aggiunge Francesco, secondo quanto diffuso dalla Radio Vaticana - è il seme che muore e dà il frutto e riempie la terra di nuovi cristiani. Quando il pastore vive così non è amareggiato: forse ha desolazione, ma ha quella certezza che il Signore è accanto a lui. Quando il pastore, nella sua vita, si è occupato di altre cose che non siano i fedeli – è per esempio attaccato al potere, è attaccato ai soldi, è attaccato alle cordate, è attaccato a tante cose – alla fine non sarà solo, forse ci saranno i nipoti, che aspetteranno che muoia per vedere cosa possono portare con loro”.

“Quando io vado a fare visita alla casa di riposo dei sacerdoti anziani - conclude Papa Bergoglio - trovo tanti di questi bravi, che hanno dato la vita per i fedeli. E sono lì, ammalati, paralitici, sulla sedia a rotelle, ma subito si vede quel sorriso, perché sentono il Signore vicinissimo a loro. Fino alla fine, perché sono padri, perché hanno dato la vita per gli altri. Il pastore deve avere questa sicurezza: se lui va sulla strada di Gesù, il Signore gli sarà vicino fino alla fine. Preghiamo per i pastori che sono alla fine della loro vita e che stanno aspettando che il Signore li porti con Lui. E preghiamo perché il Signore dia loro la forza, la consolazione e la sicurezza che, benché si sentano malati e anche soli, il Signore è con loro, vicino a loro. Che il Signore dia loro la forza”.